Ormai da qualche anno, ma in questi giorni più che mai, risuona la parola #invasione. Il ministro dell'interno non fa in tempo ad insediarsi che già "alza la voce" (cit.) per difendere l'Italia e gli italiani dall'invasione dei migranti e dalla tirannia dell'Europa. "Prima gli italiani" è lo slogan che ossessivamente sui social network, cittadini "stanchi", "che non ne possono più" di un'"invasione incontrollata" di "falsi profughi". Un armamentario di slogan abilmente sottratto alla destra tradizionale, di cui Salvini è il nuovo leader.
In tutto questo ribalzare di slogan e proclami accompagnati da fatti tristi, meschini e privi di un progetto a lungo termine, pochi o forse nessuno parlano di un fenomeno molto più inquietante dell'#invasione (...ah, migranti sbarcati dall'inizio del 2018: 14.330, tu chiamale se vuoi "invasioni"). Il fenomeno si chiama "fuga" 😱
Piuttosto che dell'invasione dovremmo preoccuparci della fuga!
Fuga? Di chi? Degli italiani, e non di quelli esasperati dalla cosiddetta invasione... ma la fuga di nuovi migranti: italiani spesso con un titolo di studio di livello universitario, se non addirittura più alto, che lasciano il bel paese in cerca di condizioni lavorative e di vita migliori. Sapete quanti hanno lasciato l'Italia nel 2017? 114.000! Significa che nel 2017 sono sbarcati in circa 62.000 mentre 114.000, quasi il doppio, se ne sono andati. Ogni anno perdiamo talenti e menti brillanti, in fuga da un paese in cui l'attenzione mediatica si concentra sul fenomeno migratorio, tralasciando un problema altrettanto urgente. Non è questione di priorità, quanto di misure a lungo termine, di una visione politica che sappia costruire qualcosa che vada oltre il consenso immediato, quello che parla "alla pancia degli italiani" chiudendo i porti nazionali abbandonando al loro destino centinaia di migranti in fin di vita.