Tre giornate, 200 persone registrate, quattro assemblee plenarie, 11 workshop. Persone arrivate a Milano dall’Argentina, dalla Bosnia, dalla Francia, dalla Croazia, dal Brasile,dal Kurdistan, dalla Grecia, dalla Germania. Dati che rendono, in concreto, estremamente positivo il bilancio del 3° Incontro Euromediterrano dedicato alla “Economia dei Lavoratori e delle Lavoratrici” che si è tenuto nella fabbrica recuperata RiMaflow, a Trezzano sul Naviglio lo scorso fine settimana (12-14 aprile). Si sono incontrate delegazioni del Sudamerica e dell'America Centrale, oltre che dell'intera area Euromediterranea.
Come Commonfare e Bin Italia abbiamo partecipato a uno dei workshop previsti nella giornata di sabato 13 aprile, dal titolo “Pratiche di ricostruzione di welfare dal basso”. Abbiamo raccontato il percorso della ricerca europea, cominciato nel luglio del 2017, che è stata capace di scandagliare le esperienze di welfare bottom up che già operano nell’autonomia della cooperazione sociale per la soddisfazione sia di bisogni immediati che di istanze di solidarietà e mutualismo.
Per tali ragioni, la prima questione che ci siamo posti durante la discussione, anche alla luce dei risultati della ricerca europea PIE News/Commonfare, che è stata presentata nell’occasione, è se tali pratiche possano comporre un modello alternativo di welfare, in grado di dare risposte più attuali rispetto ai tre modelli principali di welfare ieri e oggi esistenti: il Welfare pubblico keynesiano, il Welfare familiare, il workfare di matrice anglosassone o un ibrido tra questi.
Queste esperienze collettive, legate alla gestione dei “beni comuni” intesi nella loro accezione più larga, non solo “materiale”, ovvero anche socialità, convivialità, cultura, formazione, così come la diffusione di sperimentazioni (a volte ambigue) di forme di reddito di base, ci portano a pensare a un nuovo sistemi di Welfare, che riconosca e distribuisca la ricchezza comune prodotta (Commonfare). Si apre qui, allora, la questione impegnativa del rapporto tra una possibile autonomia della produzione e reti di sostegno collettivo adeguate.
Come scritto nel Manifesto del mutualismo conflittuale, a cura di FuoriMercato - che abbiamo presentato anche sul sito di Commonfare in preparazione all'incontro - "il mutualismo è autogestione, cooperazione, mutuo soccorso, solidarietà, conflitto, costruzione di un nuovo mondo. Nel suo agire concreto lo schema che ci sembra più utile è quello [...]“a insediamento multiplo”, sinergia tra pratiche sociali differenti, soggettività diverse connesse in una rete mutualistica".
In tale direzione abbiamo ragionato del ruolo di uno strumento come una piattaforma, uno degli obiettivi del progetto europeo, capace di creare una rassegna delle “buone pratiche” e “beni comuni”, generando connessioni, rispecchiamenti e concatenamenti. Rendendo, cioè, visibile la ricchezza prodotta dalle esperienze dal basso, fuori dalla logica monopolista del capitalismo di piattaforma attuale.
Va segnalato infine che alcuni workshop hanno messo al centro il tema della riproduzione sociale, e della autodeterminazione economica, accogliendo in pieno le suggestioni derivanti da una prospettiva femminista.
L'incontro si è chiuso, domenica 14, con l'ingresso collettivo di tutte e tutti, in quella che sarà da adesso in poi la nuova sede di Rimaflow, ottenuta dopo molte battaglie, faticose trattative e il contributo solidale di tante e tanti. A proposito di mutualismo conflittuale bello e possibile.
