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GLASOVI COMMONERA

Le acciughe di Barrio: pratiche di relazione e di resistenza a Bergamo

Op2
Un incontro del mercoledì a Barrio

Questa è la storia di un piccolo spazio a Bergamo, a due passi dall'aeroporto di Orio al Serio. Così vicino a quel posto che la sera se passano gli aerei non si riesce a chiacchierare, stando sulla porta. La racconto io ma potrebbe raccontarla ognuna e ognuno di noi, ogni piccola o piccolo componente della nostra piccola comunità urbana.


Alla fine del 2015 ho perso il lavoro e sono tornata qui, nella città in cui sono cresciuta. In questo contesto, dopo dieci anni di lontananza, avevo perso quasi tutte le mie relazioni e non potevo certo definire la mia comunità all'interno della città. Avevo la necessità di ricostruire la mia rete sociale e sapevo trovare lavoro non sarebbe bastato.


Così ho incontrato Barrio Campagnola, un circolo Arci che nei suoi cinque anni di vita è diventato la casa di alcune realtà politiche autorganizzate, luogo di incontro e di scambio di una piccola comunità urbana, legata dall'interesse per la politica e dalla voglia di un'aggregazione diversa rispetto a quella proposta dalla città (di base fondata sull'oratorio o sul consumo dei beni e nei luoghi in cui questo consumo si sviluppa, come nella stragrande maggioranza delle piccole città del nord d'Italia). Oggi questo piccolo circolo è anche la mia comunità.


Sin dalla sua nascita Barrio è stato un luogo di incontro, tra singoli e realtà collettive, che tra le sue mura hanno dato vita alla propria crescita, in termini individuali, di collettività e di relazioni. Quella che si è andata delineando negli anni è una piccola comunità interconnessa, che cerca di analizzare il presente e su di esso di agire, per lo meno a livello locale. Come?


Barrio è sede di diversi incontri culturali e questo è stato sia fattore di crescita (non in termini economici: nessuno guadagna qualcosa o lavora a Barrio) personale e politica per le sue e i suoi "fondatori", sia fattore di crescita in termini di comunità e di relazioni. Le iniziative proposte dallo spazio e dai collettivi che ne fanno parte, la serialità con cui vengono proposte (tutti i mercoledì sera) sono stati i fattori di tale crescita: ogni mercoledì la presentazione di un libro, l'invito di una o si un ospite è sempre il pretesto per riflettere su tematiche politiche e sociali che riguardano il presente. Tutto ciò ha portato al coinvolgimento di una rete sociale che va anche al di là di coloro che hanno dato vita allo spazio (che prima era un negozio di porte). I mercoledì di Barrio sono riconosciuti anche all'esterno della sua comunità più ristretta come luoghi di riflessione e confronto su tematiche del presente. Motivo per cui spesso chi partecipa agli incontri con facilità prende parola, rompendo la quarta parete tra relatore e ascoltatori, in un'ottica dialogica e non cattedratica. I mercoledì sono anche momenti di confronto tra i militanti dei collettivi che hanno casa a Barrio e chi invece lo spazio semplicemente lo attraversa.


Può sembrare banale ma in una città come Bergamo, una piccola città di provincia in cui le relazioni tendono molto a calcificarsi ed è difficile riuscire a uscire dal piccolo reticolo in cui si è inseriti, Barrio è diventato un luogo per dare vita a relazioni nuove, che hanno alla base l'interesse per la politica, la possibilità di discutere e confrontarsi o semplicemente il poter bere qualcosa a un prezzo accessibile, in un ambiente che possa risultare accogliente. Insomma un modo di vivere l'aggregazione diverso da quello proposto dalla città.

Quello che questo luogo è riuscito a mettere al centro sono le relazioni, valorizzando la loro importanza attraverso la pratica del confronto e dell'incontro. Qui persone di generazioni diverse, di provenienze economiche e sociali differenti si incontrano e si confrontano partendo da spunti comuni e legati da una condivisione di valori, che di base rifiutano le logiche neoliberali.


All'interno di Barrio hanno trovato casa tre realtà politiche: i Clash City Workers, il Comitato di Lotta per la Casa e BgReport, media di informazione indipendente. L'incontro e il confronto tra loro ha dato vita all'esperienza della "Rete degli sportelli". I militanti dei vari collettivi hanno iniziato a collaborare dando vita dentro lo spazio a tre sportelli per offrire gratuitamente consulenze sulle questioni che riguardano la casa, il lavoro e le migrazioni. Il tutto in un'ottica che non vuole essere assistenzialista, anzi: anche lo sportello è un luogo di confronto e di relazione, un luogo politico a tutti gli effetti, in cui si cerca di resistere concretamente alle sfide e agli ostacoli che il neoliberalismo ci pone davanti.


Tra queste esperienze politiche vorrei raccontarvi quella del Comitato di lotta per la casa. La sua attività comincia come sportello (pratica che poi ha condiviso con le altre realtà che hanno casa a Barrio). Dopo aver fermato una serie di sfratti e aver iniziato ad aggregare un numero sempre crescente di famiglie e singoli con l'effettiva necessità di un alloggio, il comitato ha occupato una palazzina (dell’edilizia popolare) in un quartiere della periferia della città, Celadina. Questo atto ha portato il comitato a focalizzarsi ulteriormente sulle relazioni e su tutte quelle pratiche che potessero svilupparle: in primo luogo sulle relazioni tra i nuovi inquilini dell'occupazione, famiglie e singoli di età diverse e diverse provenienze; in secondo luogo sulle relazioni con il quartiere, dove un'occupazione non c'era mai stata. Come svilupparle? Con delle pratiche che fossero prima di tutto aggregative: i pranzi tra tutte le famiglie che si erano rivolte al comitato, le castagnate, i momenti ludici per i bambini del quartiere (che spesso facevano fronte alle necessità delle famiglie stesse), etc etc.


Oltre che momenti di aggregazione tra gli inquilini, questi sono momenti per dare vita a relazioni nel quartiere e per prendersene cura: tagliando l'erba dove il comune non lo ha fatto, coltivando orti, dipingendo murales, facendo piccole feste. Insomma fondamentale è il lavoro di cura nel lavoro politico del comitato: la relazione tra inquilini e quartiere non può essere trascurata.


Barrio continua a essere la casa del comitato per chi decide di rivolgersi al comitato per la prima volta, per gli aperitivi con tutte e tutti coloro che al comitato si sono rivolti (e non hanno avuto bisogno di occupare ma hanno trovato altre soluzioni grazie al supporto dei militanti), per chi vuole discutere e confrontarsi sul tema dell'abitare e dell'abitare a Bergamo, della città e del diritto a viverla in termini di relazione tra suoi abitanti e quindi anche prendendo parola sui cambiamenti urbanistici. Insomma il comitato prende casa a Barrio ma da qui parte per prendere anche altre case: la palazzina occupata e il quartiere in cui si trova, Celadina. Come lo fa? Ancora una volta attraverso le relazioni. Relazioni complesse che non sono più basate su interessi comuni ma su necessità comuni: il diritto alla casa è solo il primo dei diritti rivendicati dal comitato, perché coloro che una casa non ce l'hanno hanno caratteristiche personali e politiche differenti, fattore che intensifica e rende più complesso il sistema di relazioni messo in campo.


Tutte e tutti coloro che hanno incontrato Barrio o le sue collettività sono così soggetti interconnessi da relazioni su più livelli, che vanno dagli interessi alle necessità. Questo crea un confronto che spesso è diventato collaborazione non solo sul piano politico, ma anche su quello personale: ci si confronta sul proprio esistente e sulle proprie esperienze, insieme si affrontano problemi personali, ci si dà consigli, ci si sente interconnessi da delle relazioni che non possono essere definite soltanto politiche, non possono essere definite soltanto personali. Sono entrambe. 


Questa per me è (stata) un'esperienza di liberazione, in un periodo in cui mi sentivo condannata dalla mia condizione (disoccupata, che tornava a vivere con la sua famiglia dopo dieci anni e in una città in cui non aveva più relazioni, vittima di un sistema che mi aveva iperformata, resa precaria e infine scaricata). Barrio mi è stato di supporto e ha fatto di me una militante politica a tutti gli effetti, portandomi a scoprire cosa significa coincidenza tra personale e politico, valorizzando le nuove relazioni che hanno questa caratteristica. Non posso dirmi solo amica, non posso dirmi solo militante: sono parte della comunità che intorno a Barrio si è costruita, che mi dà supporto e che io supporto a mia volta.


Trovare un luogo accogliente in cui sviluppare relazioni con persone di età e provenienze diverse in un contesto urbano come quello di Bergamo, in cui è difficile avere nuove relazioni o dar vita a nuove quando si arriva in città, è una necessità sociale per combattere l'isolamento a cui il neoliberalismo vuole condannarci. Collettivizzare esperienze, riflessioni e a volte problemi porta alla crescita non solo del singolo, ma dell'intera comunità e sviluppa nuove forme di socialità e di relazioni che hanno alla base a tutti gli effetti la condivisione. In questo modo facciamo il pallone, come le acciughe, e ai nostri occhi le difficoltà quotidiane ci sembrano più piccole. E perché no: anche il sistema diventa piccolo.

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3 Komentara

Card io

emme

Siječanj 18, 2019 at 10:28

Luoghi come il Barrio che descrivi sono energia positiva in questo momento di trasformazione e prevalenza della rabbia e disillusione per molte persone - grazie per il tuo racconto

Card il cielo sopra berlino

C_M

Siječanj 18, 2019 at 14:22

L'immagine delle piccole acciughe che fanno il pallone diventando potenti tutte insieme è molto efficace. E la tua storia è molto bella, tra personale e politico

Anonymous avatar

Anonimno

Veljača 01, 2019 at 15:30

Inviarvi alcuni Commoncoin è il modo che scelgo per partecipare alla vostra rete, chissà che non si avvii un circuito di virtuoso di cooperazione