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GLASOVI COMMONERA

Orlando in campo per estendere il Reddito di cittadinanza


di Toni Casano -  l’aumento del debito pubblico è inevitabile per fermare l’incombente rischio recessione -


Fra le tante voci che si sono alzate a sostegno del reddito delle famiglie, con l’allargamento del reddito di cittadinanza o l’introduzione di altre misure di reddito variamente denominate – “di sopravvivenza”, “di quarantena” “di base” -, fino al “people’s quantitative easing” (un assegno sociale mensile, quale bonus temporaneo da erogare per un paio d’anni ai cittadini dell’Eurozona), nella giornata di ieri si è aggiunta pure la dichiarazione del Sindaco di Palermo seguita dalla voce di altri sindaci siciliani. Al di là della diversità delle misure declinate, quelle dei sindaci sono delle indicazioni volte a sensibilizzare il governo centrale e la governance multilivello europea, segnalando alle autorità superiori il montante disagio economico e sociale subito dalle loro incolpevoli comunità. Sostanzialmente i primi cittadini suonano il campanello d’allarme per chiedere ai centri regolatori istituzionali politici ed economici di adoperarsi urgentemente al varo di una serie di strumenti finanziari a supporto della capacità reddituale delle persone e delle famiglie.

In una realtà produttiva come quella palermitana a forte densità lavorativa precaria, con una economia sommersa diffusa e caratterizzata da lavoro stagionale, occasionale, giornaliero, dove ancora “l’arte dell’arrangiarsi” è una risorsa vitale per la sussistenza, la capacità di resistenza nelle condizioni emergenziali attuali e a venire risulta essere messa a dura prova. Nel suo appello Orlando ha voluto spezzare una lancia in favore dei cittadini economicamente più colpiti, perché le misure di sostegno al reddito siano erogate a questi strati sociali della città. “Serve un Reddito di sopravvivenza”, a dichiarato il presidente dell’Anci-Sicilia, invocando l’estensione dello strumento in atto vigente: il reddito di cittadinanza va riconosciuto anche “a coloro i quali erano inseriti in un’economia collaterale” e che oggi “non hanno più i mezzi di sussistenza necessari”.

Insomma questa tanto bistrattata garanzia reddituale potrebbe diventare – se rimodulata in senso estensivo, piuttosto che subordinata a meccanismi di condizionalità, controllo e umiliazione dei poveri (vedi la tessera colorata identificativa della “colpa”) – un’ancora di salvataggio utilizzabile immediatamente, anche per disinnescare la disperazione sociale che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Su questa emergenza, dovuta al “blocco di tante attività commerciali, professionali e produttive”, Orlando intende avanzare al governo la proposta dell’attribuzione del RdC in tempi rapidi a chi è privo di sostentamento. La proposta orlandiana è suffragata da un primo censimento riguardante oltre un migliaio di nuclei familiari, ma il dato è meramente parziale, giacché molte di più sono quelle famiglie a rischio di varcare la soglia di povertà.

Bisogna osservare comunque che lo scenario drammatico sopra descritto accomuna omogeneamente quasi tutto il territorio nazionale e che, pertanto, nessuno può pensare – né pensiamo sia il caso del sindaco Orlando – di affrontare frammentariamente lo stato emergenziale. Da questo punto di vista ci sia consentito affermare che il Reddito di quarantena, così come è stato rivendicato in diverse città del paese, possa rispondere alla necessità imposta dalla situazione sociale in corso senza tralasciare nessuno: è necessario erogare reddito direttamente alle lavoratrici e ai lavoratori (dipendenti, autonomi, collaboratori, stagionali, ect.) indipendentemente dalla forma “nera” o “grigia” del lavoro. In questo quadro non ci si deve dimenticare dei soggetti più deboli: anziani, senzatetto, malati, verso i quali devono essere resi esigibili diritti universali in ogni luogo dove essi vivono, superando la frammentarietà del welfare differenziato .

Quel che va registrato nella odierna giornata, in linea con la necessità di una svolta dalle politiche neoliberiste, è l’intervento sul Financial Times dell’ex Presidente della BCE Mario Draghi, con il quale si richiamano i governi ad intervenire con nuovi eccezionali dispositivi economici, guardando più da vicino agli effetti del quadro economico strutturale post-crisi, intervenendo specificatamente sul tasso di occupazione, onde evitare un abbassamento della capacità produttiva in chiave permanente: sarebbe necessario – da un lato – riconoscere un “reddito-base” a chi ha perso il lavoro; e – dall’altro – sostenere i livelli occupazionali, mediante una non più rinviabile sostanziosa “iniezione di liquidità“, fondamentale anche alle aziende “per coprire le spese operative durante la crisi, si tratti di grandi, piccole o medie imprese o lavoratori autonomi”. In sostanza l’analisi del nostro ex governatore è una sferzata a tutto il ceto istituzionale europeo che continua a cincischiare facendo prevalere ancora i miseri interessi di bottega – meccanismo salva stati o coronabond ?– , mentre per fermare l’incombente rischio recessione è inevitabile l’aumento del debito pubblico, agendo “con sufficiente forza e rapidità affinché non si trasformi in una prolungata depressione, resa più profonda da una pletora di fallimenti che lascerebbero danni irreversibili”.

Dentro questa prospettiva, all’interno dei salti paradigmatici contenuti nella strategia caldeggiata da Mario Draghi, non è incompatibile la strada di un nuovo welfare per il rilancio di un’economia sociale, con lo stesso spirito di quello posto in essere nel secondo dopoguerra. Come ha scritto il Consiglio Direttivo di BIN-Italia di recente questo “è il momento per rendere più universale e incondizionato il reddito di cittadinanza”. Da qui potrà prendere l’abbrivio per “iniziare una nuova storia del nostro sistema pubblico di sicurezza sociale che proprio nelle difficoltà può dimostrare di includere, tutelare e garantire la tenuta sociale e culturale del Paese”. Appare evidente più che mai come “il principio di universalità del sistema sanitario sia necessario per garantire la salute di tutti, di come il welfare sia, in sostanza, un investimento e non una spesa”. Questa la lezione da apprendere dalla tragedia che stiamo vivendo e che presto ci auguriamo lasciarci alle spalle, con rinnovato segno solidaristico

fonte: Pressenza.com






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