Ore 7.00. Una fredda mattina invernale (2 gradi di temperatura) ma un cielo limpido e blu come è raro vedere a Milano. O meglio, a Trezzano sul Naviglio, nell’hinterland sud-ovest di Milano, tra capannoni grigi e piccole fabbriche, molte delle quali dismesse e in disuso. Più di 500 persone, provenienti dal mondo sindacale, dall’associazionismo, dalle tante realtà autorganizzate presenti sul territorio milanese, si sono date appuntamento davanti ai cancelli di RiMaflow. RiMaflow è una fabbrica occupata da più di 6 anni dopo una lunga vertenza contro la chiusura imposta dalla proprietà per delocalizzare in Polonia (non perché in crisi ma per aumentare i profitti).
Con l’occupazione della fabbrica da parte degli stessi lavoratori e lavoratrici, è nata un’esperienza di autogestione e mutualismo unica nel suo genere. Si tratta di una buona pratica di riappropriazione e creazione di lavoro e forme di sostegno economico che è stata analizzata anche all’interno del progetto Commonfare. Forse proprio per l’esempio virtuoso che ha saputo rappresentare, è finita in mezzo - letteralmente - a un’inchiesta per traffico di rifiuti, cui è seguita un’ingiunzione di sgombero da parte dell’attuale proprietà dei capannoni, il colosso bancario Unicredit. Lo sgombero sarebbe dovuto diventare operativo proprio questa mattina, 28 novembre 2018.
A difesa della fabbrica e della sua esperienza, nei mesi scorsi è partita una campagna di solidarietà e mobilitazione, che abbiamo già avuto modo di raccontare.
Lo sgombero – dicevamo – sarebbe dovuto diventare operativo oggi: ma non è andata così: la massiccia partecipazione al presidio in difesa di RiMaflow ha prodotto l’apertura di un tavolo di contrattazione coordinato dalla prefettura di Milano. E così, tra interventi e musica della Banda degli Ottoni, la ufficiale giudiziario non si è presentata e l’istanza di sgombero è stata prorogata al prossimo 30 aprile 2019.
“Ringraziamo tutte e tutti i presenti che ci hanno permesso di ottenere questo importante e insperato risultato. Questo rinvio ci permette di aprire una trattativa, i cui esiti, seppur incerti, saranno in grado di mantenere vivo un modello di lavoro e solidarietà sociale alternativo alla logica del profitto e della speculazione finanziaria e territoriale” - ha detto Gigi Malabarba, uno dei portavoce di RiMaflow .
“Questi cinque mesi di tempo ci consentiranno di trovare soluzioni per bonificare la struttura, a favore del benessere di chi lavora e dei residenti del territorio, e per ottenere la liberazione di Massimo Lettieri, ancora agli arresti domiciliari per le false accuse di riciclaggio illegale di rifiuti. Possiamo cominciare a immaginare una RiMaflow 2.0”.
Dal 12 al 14 aprile 2019 proprio a RiMaflow si potrà tenere il 3° incontro europeo delle fabbriche recuperate.