Dopo l'omicidio di Soumayla, bracciante e sindacalista, ucciso il 2 giugno 2018 in Calabria, è emersa con ancora più forza la violenza del lavoro bracciantile, della condizione di semi o totale schiavitù di migliaia di persone nei campi agricoli in Italia. Nell'era delle nuove tecnologie, delle piattaforme che controllano i lavoratori, dell'automazione e dell'intelligenza artificiale ci sono luoghi dove le persone sono trattate come schiavi per qualche euro al giorno. Uno di questi posti è l'Italia, paese fondatore dell'Europa unita, uno dei paesi che fa parte del G8 e che si reputa culla della civiltà.
Eppure in Italia negli ultimi 6 anni sono morti più di 1500 braccianti, uomini e donne, immigrati ed italiani. E tutto questo nell'indifferenza generale.