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STORIE

Palermo, mobilitazioni socio-sindacale: lavoratori e disoccupati in piazza

-Toni Casano- Inizio di settimana incandescente per la CUB di Palermo


Il sindacato si farà sentire in piazza con due mobilitazioni, domani e martedì prossimo: lunedì 12, i lavoratori operanti nel quadro della “commessa degenti” dei presidi ospedalieri dell’ASP 6, con un sit in alle 9.00 indetto dal sindacato di categoria Flaica-CUB (presso la sede della direzione generale – via Giacomo Cusmano 24); dopodomani 13, il Movimento dei Disoccupati palermitani sostenuto dalla Confederazione Unitaria di Base, con un presidio alle ore 9.00 davanti l’Assessorato comunale di Piazza Sant’Anna.

Nel primo caso si tratta della continuazione della vertenza dei lavoratori dipendenti della Nuova Cucina Siciliana (vedi Pressenza del 23.09.2020), che – a seguito delle mancate retribuzioni di Luglio Agosto, alle quali si aggiunge oggi anche la mensilità di Settembre – chiedono l’avvio delle “procedure di intervento sostitutivo della stazione appaltante, per il pagamento in corso d’opera direttamente ai lavoratori delle retribuzioni arretrate detraendo il relativo importo dalle somme dovute all’esecutore del contratto”. A tal proposito, dichiara il responsabile Antonio La Pietra: “la stazione appaltante non ha né risposto né attivato le procedure di intervento sostitutivo richiesto, intervento oramai resosi necessario, in considerazione del fallimento dei vari tentativi di mediazione”. Inoltre, continua il sindacalista, la Flaica-Cub “ha più volte sollecitato il pagamento delle suddette retribuzioni, anche attraverso segnalazioni agli organi competenti sia alla stazione appaltante sia al Prefetto di Palermo”.

L’altra vertenza in campo, sostenuta dalla CUB, è quella promossa dal Movimento dei Disoccupati (sorto nel 2018 su iniziativa di molti disoccupati e famiglie indigenti) che, pur percependo il ”reddito di cittadinanza”, speravano in un lavoro. Questi hanno organizzato diverse manifestazioni, incontrandosi con tutte le autorità pubbliche competenti che – come dicono i disoccupati – “dovrebbero essere al servizio del cittadino”. Da una indagine conoscitiva, eseguita con l’ausilio delle strutture del sindacato,è emerso che al Comune di Palermo vi sono disponibili almeno 5000 vuoti in organico, “posti di lavoro che potrebbero garantire – scrivono nel comunicato di convocazione del presidio – una migliore fruizione dei servizi e una risposta occupazionale, in una città ormai sempre più svuotata di giovani, costretti ad emigrare in cerca di certezze che questa amministrazione non garantisce”.

In effetti, se così stanno le cose, non si comprende lo stallo in cui versa questa compagine politico-amministrativa, considerata dal pensiero mainstream fra le più aperte e ben disposte nei confronti della cittadinanza (considerazione un po’ meno certificata dalla concreta realtà cittadina, soprattutto da parte della massa dei più deboli priva di tutele e garanzie esistenziali, sempre più soggetta alla emarginazione e all’esclusione sociale). Intanto, così come richiede il Movimento dei Disoccupati, si potrebbero dare risposte precise: da un lato, sul perché “non vengano sbloccati i bandi di concorso”; dall’altro, in che cosa “consistano esattamente i cosiddetti PUC – Progetti utili alla collettività”. Legittimamente il Movimento dei Disoccupati pretende “che le istituzioni competenti si prendano carico di queste problematiche e si adoperino per la creazione di settori di sviluppo economico sostenibile per tutti i disoccupati e tutti coloro che vivono una situazione di marginalità, tendente all’esclusione sociale”

Data l’inezia politico-burocratica degli amministratori della città, il Sindacato CUB e il Movimento dei disoccupati autorganizzati, chiamano alla mobilitazione sociale per reclamare il diritto ad una vita dignitosa per tutti: “non bastano più soltanto gli incontri istituzionali”. Basta con le lungaggini burocratiche spesso strumentali alla legittimazione del ceto politico. È necessario mobilitarsi, scendere in piazza e lottare per riuscire a conquistare oggi un futuro comune.

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