La proposta di un reddito di base è diventata centrale nei tempi presenti. Si tratta di un tema politico ormai inaggirabile. Per quanti ostacoli, opposizioni, obiezioni, fraintendimenti, scorrette interpretazioni si siano generate negli anni, tale misura di assicurazione sociale rappresenta il futuro prossimo. Sono trent'anni che in Italia si discetta di reddito e, al momento, in questo paese, anche per rispondere alle indicazioni europee, è in vigore una legge sul reddito minimo, la cosiddetta legge sul "reddito di cittadinanza". Uno spiraglio, certo, ma ancora relativo e insufficiente. Per contro, le misure e le sperimentazioni, in Europa e nel mondo, sono tante, articolate e diverse.
E' importante fare informazione e chiarezza sui vari sistemi e le varie misure oggi esistenti in campo per poter allargare la discussione politica sulle trasformazioni della produzione e dell'organizzazione delle soggettività nel lavoro. Tale consapevolezza rende più tangibile, comprensibile, condivisibile la necessità di un adeguamento del welfare state e delle forme della redistribuzione della ricchezza, tra disoccupazione, lavoro povero, precario, intermittente ed accumulazione esponenziale di profitti.
A questo scopo è recentemente uscito un libro, pubblicato da Momo Edizioni, Reddito di base. Liberare il XXI secolo, di Andrea Fumagalli, Sandro Gobetti, Cristina Morini e Rachele Serino.
I primi venti anni del 2000 sono stati caratterizzati da crisi epocali che hanno coinvolto l’economia, l’ambiente, la geopolitica, la sanità, i sistemi democratici, il lavoro, il welfare. Sovvertimenti radicali che ci hanno portato a domandarci: quale mondo ci attende, o meglio in quale mondo vorremo vivere?
La proposta del reddito di base – un diritto economico destinato a tutti gli esseri umani in maniera incondizionata – prova a rispondere a questo interrogativo fondamentale. Il tema è dibattuto in tutto il mondo e ogni giorno emergono sperimentazioni e progetti pilota, ma lo conosciamo davvero bene?
Vogliamo raccontare come nasce e perché, ma anche illustrare i dati empirici, le ricerche, le prese di posizioni di governi locali e nazionali. Si tratta, insomma, di fare il punto sul tema del reddito, per andare a capo e individuare anche nuovi percorsi. Ora che nel nostro paese è stata introdotta una prima forma di sostegno al reddito, il reddito di cittadinanza, abbiamo bisogno un vero passo avanti.
La direzione è nota: verso un reddito di base incondizionato, per liberare il XXI secolo.
Dall'introduzione del libro: «Ecco, noi abbiamo a cuore la battaglia per il reddito di base. E l’accendiamo di nuovo, da capo, in mezzo a una crisi diversa, inedita, che ci spaventa, che scuote tutto ciò che abbiamo fino a ora conosciuto. E allora è questo più che mai il momento di disimparare, di disfarsi di cattive abitudini, di false opinioni ricevute, di immaginari mendaci. Di identità che non ci appartengono. Questa economia, questo lavoro senza senso, senza diritti, non ci appartengono. Lo strumento del reddito può consentire di ri-concentrarci su noi stessi e sui nostri effettivi bisogni, è la chiave di volta necessaria per ricominciare a mettere seriamente a critica un sistema che non può essere riformato. Può favorire la riscoperta e la ricostruzione del senso della vita (e forse anche del lavoro) e delle libere attività umane. Processi atti a decodificare, a decostruire e a distruggere messaggi che hanno cercato di ipnotizzarci per un po’. Processi propedeutici, anche, ad attrezzarci ad affrontare nuove possibili forme di conflitto»