-Rubrica settimanale su eventi e fatti in Sicilia a cura di Toni Casano-
MANTENIAMO LA DISTANZA DAL VIRUS DEL MILITARISMO
MANTENIAMO LA DISTANZA DAL VIRUS DEL MILITARISMO
Per il prossimo 12 dicembre il Movimento NO MUOS aveva previsto di organizzare una manifestazione regionale ; purtroppo le recenti restrizioni all’agibilità sia individuale che sociale e politica dovute ai DPCM del governo in funzione anti Covid-19, ci impongono di rimandare ad altra occasione la manifestazione.
L’assemblea delle attiviste e degli attivisti ha tuttavia deciso di lanciare un appello per scendere egualmente in piazza in Sicilia, in tutti i territori ove ciò sarà possibile, in maniera statica, per dare vita ad un 12 dicembre NO MUOS corale, diffuso, conflittuale.
Il 12 dicembre è la ricorrenza della Strage di Piazza Fontana, e simbolicamente di tutte le stragi volute e attuate da settori dello Stato e dei servizi segreti italiani e americani, con la manovalanza fascista al loro servizio, per affermare sbocchi sempre più autoritari nel paese e frenare le forze del rinnovamento e del riscatto sociale.
In questo periodo in cui la pandemia da coronavirus sta mietendo una infinita strage, a causa principalmente di scelte scellerate che hanno reso – tra le altre cose – impotente il sistema sanitario pubblico, siamo convinti che il 12 dicembre possa rappresentare appieno quest’ultimo attacco alle condizioni di vita delle masse popolari.
In questo periodo in cui la pandemia da coronavirus sta mietendo una infinita strage, a causa principalmente di scelte scellerate che hanno reso – tra le altre cose – impotente il sistema sanitario pubblico, siamo convinti che il 12 dicembre possa rappresentare appieno quest’ultimo attacco alle condizioni di vita delle masse popolari.
Non riteniamo la pandemia un fattore neutro che si abbatte sulla società in maniera indiscriminata. Senza una sanità pubblica falcidiata dai tagli ai finanziamenti, dalle chiusure delle strutture nei territori, dai furti delle mafie politiche, dai favoritismi verso la sanità privata (principalmente legata alla Chiesa), oggi non saremmo così vulnerabili.
Senza il continuo foraggiamento miliardario dell’esercito che spudoratamente continua a chiedere soldi al Governo, delle basi militari, delle missioni militari all’estero, dell’industria bellica, a scapito della sanità, dell’istruzione e della ricerca, dei trasporti pubblici, dei servizi essenziali per la popolazione, oggi non ci troveremmo così indifesi.
Senza un settore scientifico piegato agli interessi economici delle multinazionali e non alle esigenze delle classi popolari oggi non ci troveremmo disarmati davanti a un virus.
Senza la distruzione dell’ambiente, la continua ricerca del profitto con la quale il sistema capitalista ha reso questo pianeta sempre più invivibile, oggi l’umanità non sarebbe minacciata dai virus letali che questo distorto sistema provoca e produce.
Il 12 dicembre scendiamo in piazza tutte e tutti nelle forme e con i metodi che ogni territorio può mettere in campo (presidi, flash mob, striscionate ecc) con queste parole d’ordine:
– No alle spese militari che i soldi vengano spese per la sanità, i trasporti pubblici, le scuole
– Contro il Recovery Fund, strumento di indebitamento per la realizzazione di grandi opere inutili
– Per la realizzazione di un piano di messa in sicurezza del territorio
– Per la chiusura di tutte le basi militari USA e NATO sul nostro territorio
– Per il rientro immediato dei militari italiani impiegati in oltre 40 missioni militari all’estero a difesa degli interessi dei monopoli italiani
– Per la libertà di movimento e contro i barconi della morte e per una gestione del fenomeno migratorio rispettosa della dignità di donne, uomini e bambini Vogliamo raccontare tutte le mobilitazioni che avverranno il 12 dicembre dalla nostra pagina per questo vi chiediamo di inviare foto e video durante il loro svolgimento.
Per adesione e invio materiale: comitatonomuos@gmail.com
– No alle spese militari che i soldi vengano spese per la sanità, i trasporti pubblici, le scuole
– Contro il Recovery Fund, strumento di indebitamento per la realizzazione di grandi opere inutili
– Per la realizzazione di un piano di messa in sicurezza del territorio
– Per la chiusura di tutte le basi militari USA e NATO sul nostro territorio
– Per il rientro immediato dei militari italiani impiegati in oltre 40 missioni militari all’estero a difesa degli interessi dei monopoli italiani
– Per la libertà di movimento e contro i barconi della morte e per una gestione del fenomeno migratorio rispettosa della dignità di donne, uomini e bambini Vogliamo raccontare tutte le mobilitazioni che avverranno il 12 dicembre dalla nostra pagina per questo vi chiediamo di inviare foto e video durante il loro svolgimento.
Per adesione e invio materiale: comitatonomuos@gmail.com
VOCI DAL SUD L’INCANTESIMO S’È ROTTO
comunicato dell'incontro online di ieri
Da Napoli a Palermo, da Cosenza a Catania, le piazze meridionali hanno rotto l’incantesimo della delega rassegnata: c’è il Covid, c’è la crisi, c’è una seconda ondata del contagio e una seconda ondata della crisi – non disturbate il manovratore, fermi e zitti. Invece, il governo insegue il contagio e insegue la crisi, il governo non fa e non ha fatto – è da marzo che si sa che la pandemia avrebbe avuto una recrudescenza in autunno, e che bisognava prepararsi. Poco e nulla è stato fatto sul piano sanitario; poco e nulla è stato fatto sul piano economico.
Per la crisi economica accade proprio come per la crisi sanitaria: più tamponi fai e più scopri che ci sono interi settori economici “malati” e che ricoverarne uno non ferma la catena della crisi. Un bonus qua, un bonus là; un ristoro oggi, un ristoro domani – il governo va avanti così, a tampone.
Il Sud è sceso in piazza. Abbiamo sofferto per il lockdown generalizzato a marzo – quando non avevamo numeri di contagi rilevanti, ma Confindustria e l’economia del Nord hanno imposto la nostra chiusura. L’economia meridionale vive soprattutto di socialità e di mobilità – fermare l’una e l’altra significa condannarla alla morte. Siamo stati responsabili, ci siamo comportati secondo le regole – sapevamo soprattutto la situazione del sistema sanitario meridionale e temevamo potesse presto collassare. Speravamo che il governo usasse il tempo che gli veniva donato, intervenendo con provvedimenti di urgenza, assumendo personale (che non è immune né immortale), aumentando le disponibilità, i dispositivi, i luoghi destinati. Invece – nulla è stato fatto. E, di nuovo, tutto viene demandato ai nostri comportamenti. Si chiuda tutto. Ma chi baderà alle nostre famiglie, alle nostre attività, alla nostra salute?
La forza della protesta del Sud si è presto vista. Ora si tratta di provare a coordinarla e darle continuità, di provare a trovare elementi comuni di protesta e di proposta. Si tratta di far sentire ancora più forte le voci del Sud .
CONTINUA LA VERTENZA DEGLI ASSISTENTI IGIENICO PERSONALE REGIONE SICILIA
“ Dopo un primo, lungo e acceso incontro con il Sindaco Orlando”, così come scrive in un comunicato lo Slai-Cobas, avvenuto lo scorso 3 novembre, il sindacato ha mantenuto alto il profilo dello stato di agitazione della categoria fino all’incontro di giovedì 11 u.s. a Palazzo delle Aquile, a seguito del quale l’Ufficio Politiche Sociali della Città Metropolitana di Palermo, «da anni contro il servizio igienico-personale in questa città e contro cui abbiamo sempre contrastato e lottato, è stato costretto a emanare una nota che, seppur scritta in modo non chiaro e lineare, invita i DS delle scuole superiori di Palermo e provincia a fare richiesta di servizio di assistenza igienico -personale “migliorativo e integrativo” per gli studenti disabili”». Pur tuttavia i lavoratori ritengono non soddisfacente la nuova presa di posizione dell’Ufficio metropolitano, criticando l’atto amministrativo adottato la scorsa settimana, giacché ancorato a logiche burocratiche che rallentano l’azione pubblica nel rendere esigibili i diritti in favore degli utenti e dei lavoratori. Pertanto non demordono ed intendono continuare nella lotta promettendo una azione continua, anche al fine di smascherare le responsabilità di chi a provocato lo “scempio messo in atto fino ad oggi, contro studenti disabili, famiglie e Assistenti senza lavoro e reddito da mesi”.
Assistenti Igienico Personale regione Sicilia
IMPEGNO SOCIALE ANTI-COVID – NOTA DELLA CARITAS DIOCESANA DI PALERMO
doverosamente pubblichiamo, così come hanno fatto altre testate online, il report sulle attività di volontariato svolte nel corso della pandemia
doverosamente pubblichiamo, così come hanno fatto altre testate online, il report sulle attività di volontariato svolte nel corso della pandemia
Le tante emergenze – alcune evidenti, altre nascoste – accese dall’irruzione della pandemia da Covid-19 hanno rappresentato per gli operatori e i volontari della Caritas Diocesana un impegno notevole in termini di servizio. Attraverso l’elaborazione dei dati dell’OPR (l’Osservatorio Povertà e Risorse cui afferiscono 39 centri) della Caritas di Palermo, è stato possibile leggere la realtà del territorio diocesano e operare un monitoraggio continuo dei diversi servizi forniti alle persone in condizione di fragilità, grazie anche all’impegno dei tanti volontari e degli operatori che hanno collaborato – e continuano a collaborare – nella gestione e nell’organizzazione dei servizi quotidiani e di quelli determinati dall’emergenza.
La Caritas Diocesana di Palermo, alla luce dei DPCM e delle disposizioni del Governo, delle indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana e del nostro Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice, in raccordo costante con le autorità amministrative del territorio, non ha mai interrotto e continua a mantenere i servizi essenziali in favore delle persone più fragili e bisognose, nel rispetto delle norme igieniche e sanitarie per la tutela della salute di tutti.
All’interno del Report allegato sono offerti numerosi elementi utili a comprendere le diverse risposte che sono state offerte ai bisogni delle persone più fragili, ricordando che tutti possiamo e dobbiamo essere portatori di speranza.
Le prime fasi del periodo pandemico (marzo-maggio) hanno registrato l’attivazione di reti solidali di fronte ai nuovi, crescenti e impellenti bisogni: ad esempio quelli di numerosi dipendenti di attività costrette ad abbassare le saracinesche, quelli dei cosiddetti “lavoratori a giornata”, dei precari, dei tantissimi soggetti che sopravvivono con il lavoro sommerso; ma anche dei tanti che si sono trovati in quarantena oppure da soli e che non riuscivano a reperire beni di prima necessità. Si sono acuiti i bisogni di chi, a diversi livelli, viveva già da prima della quarantena in situazione precaria, come gli homeless, le famiglie straniere senza documenti, italiani senza reddito (neanche quello di cittadinanza) e senza residenza che adesso più di prima vivono profondamente lo stato di isolamento ed emarginazione. Relativamente al sostegno alimentare, tra marzo e maggio sono state raggiunte 5.024 famiglie per un totale di oltre 13 mila persone.
L’esperienza della pandemia ha infine evidenziato un diffuso spirito di solidarietà e ha sviluppato una rete di collaborazione a tutti i livelli, sia con le istituzioni (Comune, Città Metropolitana e Regione) per la gestione della centrale unica di distribuzione e di assistenza alle persone senza dimora, sia a livello ecclesiale (hanno collaborato l’ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, la Pastorale Giovanile, l’ufficio Ecumenico e del dialogo interreligioso, la Fondazione Migrantes, la realtà confraternale, le parrocchie dell’Arcidiocesi e la Delegazione Regionale delle Caritas Diocesane). Decisiva anche la collaborazione di tante altre realtà commerciali (Lega Coop, COOP 3.0, Conad, Centro Olimpo, Prezzemolo e Vitale, Fiasconaro e i supermercati Decò per l’iniziativa della “Spesa SOSpesa”), di servizio (Croce Rossa Italiana, Agesci, Banco Alimentare, Banco Farmaceutico, Banco delle Opere di Carità, diversi gruppi e associazioni di volontariato) e ancora CNA, ERSU, Palermo Calcio, Acli.
CATANIA, TANTE LE VOCI DEL QUARTIERE SAN BERILLO ALLA MANIFESTAZIONE DELLA SOCIETÀ DELLA CURA DI SABATO 21\11
Al presidio Nessun* si salva da sol*: Reddito e Cura per tutte-i-*, grande partecipazione degli-delle abitanti di San Berillo ed, in particolare, della Comunità Gambiana, venuta a chiedere diritti di cura pure per i migranti e giustizia per Illa Dansoku, recentemente morto di malasanità. Molte le persone in piazza. Catania ha dato una ottima prova di mobilitazione, ribadendo che il governo deve assicurare #reddito e #cura a tutte e tutti-* e non indulgere in inutili politiche repressive. Ci si vede presto nelle piazze di questa città e per le strade di San Berillo a lottare, assieme agli ultimi, per i diritti di tutte e tutti-*
Sportello Sociale San Berillo
Sportello Sociale San Berillo
MOVIMENTO DEI NASTRINI PRESIDIA LA PREFETTURA
Domani 24 novembre ore 15:00 – comunicato
I NaStrini scendono in piazza!
Cantieri di Servizio, disoccupati, precari, percettori di reddito, scendono in piazza per far sentire la propria voce. Lo faranno alla Prefettura di Palermo, per chiedere risposte alla richiesta dell’apertura di un tavolo tecnico per l’emergenza sociale che investe oltre 23mila famiglie del capoluogo e che si è aggravata con l’avvento della pandemia Covid19.
Insieme per il lavoro, l’istruzione, la cultura, l’uguaglianza sociale; in una sola parola per i diritti universali!
Scendi in piazza, fai in modo che ogni voce venga ascoltata! TI ASPETTIAMO!
I Nastrini scendono in piazza!
Cantieri di Servizio, disoccupati, precari, percettori di reddito, scendono in piazza per far sentire la propria voce.
Lo faranno alla Prefettura di Palermo, per chiedere risposte alla richiesta dell’apertura di un tavolo tecnico per l’emergenza sociale che investe oltre 23mila famiglie del capoluogo e che si è aggravata con l’avvento della pandemia Covid19.
Cantieri di Servizio, disoccupati, precari, percettori di reddito, scendono in piazza per far sentire la propria voce.
Lo faranno alla Prefettura di Palermo, per chiedere risposte alla richiesta dell’apertura di un tavolo tecnico per l’emergenza sociale che investe oltre 23mila famiglie del capoluogo e che si è aggravata con l’avvento della pandemia Covid19.
Insieme per il lavoro, l’istruzione, la cultura, l’uguaglianza sociale; in una sola parola per i diritti universali!
Scendi in piazza, fai in modo che ogni voce venga ascoltata! TI ASPETTIAMO!
**IMPORTANTE** A causa dell’emergenza covid, saranno garantite le distanze di sicurezza ( con NaStrini) e l’uso della mascherina è obbligatorio, rispettando i valori che ci contraddistinguono!
**IMPORTANTE** A causa dell’emergenza covid, saranno garantite le distanze di sicurezza (con NaStrini ) e l’uso della mascherina è obbligatorio, rispettando i valori che ci contraddistinguono!
ASSEMBLEA CITTADINA ANTIRAZZISTA
Catania – martedì 24 novembre ore 19 – via Vecchia Ognina 56
Dopo l’ottima riuscita della manifestazione cittadina per la Società della Cura di sabato scorso, che ha visto la numerosa partecipazione della comunità gambiana di S. Berillo, indiciamo una riunione cittadina martedì 24 alle ore 19 in via Vecchia Ognina 56 per discutere Dei seguenti temi:
-prosecuzione della distribuzione di mascherine in città
– decessi di Dansoko Illah e Said Abdallah
-monitoraggio processo a Salvini per il caso Gregoretti al tribunale di Catania l’1 dicembre
-campagna regionale per il dissequestro delle navi umanitarie e per il processo a Salvini per il caso Open Arms a Palermo il 12 dicembre
Rete Antirazzista Catanese
Rete Antirazzista Catanese
BRIGATA MADDALENA, STORIE D’INTERNAZIONALISTE DAL ROJAVA
Domani 24 novembre ore 18:30 Presentazione del libro – Evento online
NonUnaDiMeno- Palermo incontra le compagne della Brigata Maddalena per presentare il libro che racconta lo loro esperienza di lotta contro l’Isis.
“Brigata Maddalena – Storie d’internazionaliste dal Rojava” è un esperimento narrativo a più voci che tenta d’avvicinare sguardi e stringere complicità con chi combatte la guerra di liberazione in Kurdistan e con tutte le donne che dedicano la vita alla rivoluzione.
Il libro è scritto da sole donne e si compone di contributi di internazionaliste che, in momenti diversi, tra il 2012 e l’estate del 2019, hanno viaggiato nella Confederazione Democratica della Siria del Nord e dell’Est. Racconta la realtà del Rojava prima dell’invasione turca, cominciata il 9 ottobre del 2019. /info.events/
“Brigata Maddalena – Storie d’internazionaliste dal Rojava” è un esperimento narrativo a più voci che tenta d’avvicinare sguardi e stringere complicità con chi combatte la guerra di liberazione in Kurdistan e con tutte le donne che dedicano la vita alla rivoluzione.
Il libro è scritto da sole donne e si compone di contributi di internazionaliste che, in momenti diversi, tra il 2012 e l’estate del 2019, hanno viaggiato nella Confederazione Democratica della Siria del Nord e dell’Est. Racconta la realtà del Rojava prima dell’invasione turca, cominciata il 9 ottobre del 2019. /info.events/
SUI DIRITTI DELLE DONNE NON UN PASSO INDIETRO! ABORTO LIBERO PER TUTT*, OVUNQUE
Presidio al consolato polacco - Palermo, sabato 28 novembre 2020 ore 18:00 – – Via E. De Amicis, 15
Presidio al consolato polacco - Palermo, sabato 28 novembre 2020 ore 18:00 – – Via E. De Amicis, 15
Da quasi un mese in Polonia ci sono stati scioperi e rivolte a causa dell’inasprimento della legge sull’aborto.
L’aborto è legale in Polonia da 30 anni solo in 3 casi “estremi”:
-Nel caso in cui la gravidanza rappresenti una minaccia per la vita o la salute della donna;
– Nel caso in cui esista un’alta probabilità di malattia del feto che ne minaccia la vita della donna;
– Nel caso in cui esista un giustificato sospetto che la gravidanza sia derivata da un atto non consensuale.
I dati ufficiali fanno emergere un numero di aborti all’anno che non rispecchia il numero reale delle donne che scelgono di abortire. A fronte di 1000 aborti registrati si stima che siano circa 150.000 gli aborti eseguiti ogni anno in Polonia illegalmente o fuori dal paese. Oggi il governo Polacco mette in atto ulteriori restrizioni alla possibilità di abortire e tantissime donne sono scese in piazza per rivendicare il diritto a decidere sul proprio corpo e sulla propria vita.
Il tema del diritto all’aborto torna ad essere al centro delle lotte delle donne: anche in Italia, come nel resto del mondo dalla Polonia all’Argentina, tale diritto è nei fatti negato dall’obiezione di coscienza.
Ad oggi registriamo una media nazionale del 70% di obiezione di coscienza tra i ginecologi ospedalieri, con picchi fin oltre il 90% nel centro-sud. Il dato della Sicilia è tra i più preoccupanti, con l’87% di obiezione ( a Messina 35 obiettori su 36 medici) che costringe i pochi non obiettori a una media giornaliera di quasi due interventi a testa . Gli ostacoli alla salute riproduttiva femminile sono la parte più nitida e ingiuriosa del fenomeno, che si inserisce in un’offensiva a largo spettro contro i diritti delle donne attraverso azioni sconcertanti, non ultima la delibera approvata dal consiglio comunale della città di Marsala che
modifica e sostituisce la dicitura “prodotti abortivi” con “bambini mai nati”; istituendo così l’omonimo Registro nel quale annotare un nome di fantasia per il feto.
Le ripercussioni sono chiare e si traducono con la condanna pseudo morale ed etica di tutte le donne che hanno deciso di abortire e di avvalersi di un diritto sacrosanto, quello di scegliere, di interrompere legalmente una gravidanza non voluta.
L’aborto è legale in Polonia da 30 anni solo in 3 casi “estremi”:
-Nel caso in cui la gravidanza rappresenti una minaccia per la vita o la salute della donna;
– Nel caso in cui esista un’alta probabilità di malattia del feto che ne minaccia la vita della donna;
– Nel caso in cui esista un giustificato sospetto che la gravidanza sia derivata da un atto non consensuale.
I dati ufficiali fanno emergere un numero di aborti all’anno che non rispecchia il numero reale delle donne che scelgono di abortire. A fronte di 1000 aborti registrati si stima che siano circa 150.000 gli aborti eseguiti ogni anno in Polonia illegalmente o fuori dal paese. Oggi il governo Polacco mette in atto ulteriori restrizioni alla possibilità di abortire e tantissime donne sono scese in piazza per rivendicare il diritto a decidere sul proprio corpo e sulla propria vita.
Il tema del diritto all’aborto torna ad essere al centro delle lotte delle donne: anche in Italia, come nel resto del mondo dalla Polonia all’Argentina, tale diritto è nei fatti negato dall’obiezione di coscienza.
Ad oggi registriamo una media nazionale del 70% di obiezione di coscienza tra i ginecologi ospedalieri, con picchi fin oltre il 90% nel centro-sud. Il dato della Sicilia è tra i più preoccupanti, con l’87% di obiezione ( a Messina 35 obiettori su 36 medici) che costringe i pochi non obiettori a una media giornaliera di quasi due interventi a testa . Gli ostacoli alla salute riproduttiva femminile sono la parte più nitida e ingiuriosa del fenomeno, che si inserisce in un’offensiva a largo spettro contro i diritti delle donne attraverso azioni sconcertanti, non ultima la delibera approvata dal consiglio comunale della città di Marsala che
modifica e sostituisce la dicitura “prodotti abortivi” con “bambini mai nati”; istituendo così l’omonimo Registro nel quale annotare un nome di fantasia per il feto.
Le ripercussioni sono chiare e si traducono con la condanna pseudo morale ed etica di tutte le donne che hanno deciso di abortire e di avvalersi di un diritto sacrosanto, quello di scegliere, di interrompere legalmente una gravidanza non voluta.
Riteniamo che impedire di esercitare il diritto di scelta e all’ autodeterminazione delle donne sia una chiara e palese forma di violenza del sistema patriarcale che subiamo quotidianamente e contro la quale è necessario, oggi più che mai, scendere in piazza. Per questo all’ interno della settimana di mobilitazione contro la violenza di genere, abbiamo deciso di attraversare uno spazio pubblico per manifestare contro gli obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche e aprire un dibattito necessario su come andare oltre la mera difesa della legge 194.
Dalla Sicilia alla Polonia, sui diritti delle donne non un passo indietro!
FLASHMOB “SE CI FERMIAMO NOI SI FERMA IL MONDO”. Giornata mondiale di lotta contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere – Non Una Di Meno in piazza Catania – sabato 28 novembre 2020 dalle ore 15:00 , Piazza Giovanni Verga – Comunicato
Il 25 e il 28 novembre 2020 saranno ancora una volta. Sentiamo forte l’esigenza di tornare in piazza perchè sono prima di tutto le donne a pagare il prezzo dell’emergenza sanitaria in corso. La pandemia e la sua gestione sono due facce della stessa medaglia proprio perché il corpo delle donne e gli ecosistemi hanno condiviso e condividono uno stesso destino: sono trattati come risorse gratuite ed inesauribili, disponibili all’appropriazione e allo sfruttamento per alimentare un modello sociale e di sviluppo violento e senza rispetto per la nostra vita. Questa violenza sta arrivando oggi a un punto di non ritorno, l’emergenza sanitaria ne è solo un segnale. I numeri parlano di vite a rischio e di responsabilità collettiva, ma non siamo tutt* sulla stessa barca . Le conseguenze del lockdown si misurano nei dati della violenza domestica destinati ad aumentare ancora con le nuove misure di confinamento. I centri anti-violenza femministi e le case rifugio hanno dovuto fare fronte a un’emergenza nell’emergenza per non lasciare nessuna da sola. È sempre più urgente fare sentire la nostra voce contro l’aumento vertiginoso di stupri, femminicidi, violenze domestiche e omolesbobitransfobiche che ha segnato i mesi di questa pandemia. la famiglia e la casa sono più che mai luoghi di oppressione e di conflitto, così come tribunali e ospedali sono luoghi di violenza istituzionale. I cimiteri dei feti ne sono l’emblema.
In questi mesi le nostre vite sono state travolte, non ci siamo mai fermate. La pandemia ha messo in luce il nesso oppressivo tra la violenza economica e il lavoro di cura. Lo smartworking ha spostato in casa il lavoro di molte mentre il lockdown aumentava quello di cura e domestico. il lavoro nell’assistenza sanitaria e domiciliare, nei servizi, nell’educazione e nelle case si si è rivelato ancora una volta il più essenziale ma anche il più precarizzato, svalutato ed esposto a rischi di contagio: sono in maggioranza le donne a essere impiegate nei servizi essenziali, quelli che non possono essere svolti «in remoto» e sono andati avanti, obbligando lavoratrici e madri a un’impossibile conciliazione tra lavoro e famiglia, tra salario e salute. Sono le donne, le persone lgbtqia+, migranti, precarizzate e non garantite a pagare la crisi, aumentando dipendenza economica e fragilità sociale. Il razzismo istituzionale ha avuto effetti pesantissimi sulle condizioni di vita e lavoro delle persone migranti, e la vergognosa sanatoria destinata ai lavori essenziali ha confermato il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro che intensifica lo sfruttamento, ancora di più se lavorano nelle case.
Denunciamo le relazioni di potere che si nascondono dietro la gestione della pandemia. Il ricorso sistematico al lavoro gratuito precario o malpagato non è corrisposto a nessuna misura di sostegno al reddito e al salario, di inclusione al welfare, di sostegno alla cura dei bambini e degli anziani nel collasso del sistema socio-santario e scolastico.
La tenuta della sanità e della scuola mostra un sistema sociale distrutto dalle politiche di austerity e fondato sulle diseguaglianze di genere, di provenienza, di classe, anagrafiche e abiliste. Le scuole sono diventate luoghi di tensioni grandissime, a causa di una riapertura giocata sui banchi a rotelle anziché sulla trasformazione delle condizioni di lavoro di insegnanti, madri e lavoratrici, e dell’istruzione di bambin*. Mentre gli ospedali pubblici sono di nuovo al collasso per scarsità di personale e di mezzi, la sanità pubblica ha sospeso e affidato al privato l’ordinaria attività di assistenza per reggere all’onda d’urto dei contagi: la prevenzione e le cure oncologiche, il sostegno psichiatrico, le terapie ormonali per le persone trans, l’accesso all’aborto, già ostacolato dall’obiezione di coscienza, non ritenuti urgenti sono stati ulteriormente limitati dal sovraccarico degli ospedali. Garantire il diritto alla salute per tutt* è impossibile se non si ripristina il sistema sanitario pubblico territoriale, se non si chiude con l’aziendalizzazione e la privatizzazione della sanità pubblica e la precarizzazione del personale socio-sanitario. Così come la vittoria sulla RU486 rischia di rimanere sulla carta se non si dà seguito al rafforzamento della rete consultoriale.
La tenuta della sanità e della scuola mostra un sistema sociale distrutto dalle politiche di austerity e fondato sulle diseguaglianze di genere, di provenienza, di classe, anagrafiche e abiliste. Le scuole sono diventate luoghi di tensioni grandissime, a causa di una riapertura giocata sui banchi a rotelle anziché sulla trasformazione delle condizioni di lavoro di insegnanti, madri e lavoratrici, e dell’istruzione di bambin*. Mentre gli ospedali pubblici sono di nuovo al collasso per scarsità di personale e di mezzi, la sanità pubblica ha sospeso e affidato al privato l’ordinaria attività di assistenza per reggere all’onda d’urto dei contagi: la prevenzione e le cure oncologiche, il sostegno psichiatrico, le terapie ormonali per le persone trans, l’accesso all’aborto, già ostacolato dall’obiezione di coscienza, non ritenuti urgenti sono stati ulteriormente limitati dal sovraccarico degli ospedali. Garantire il diritto alla salute per tutt* è impossibile se non si ripristina il sistema sanitario pubblico territoriale, se non si chiude con l’aziendalizzazione e la privatizzazione della sanità pubblica e la precarizzazione del personale socio-sanitario. Così come la vittoria sulla RU486 rischia di rimanere sulla carta se non si dà seguito al rafforzamento della rete consultoriale.
Oggi si parla di dare «ristoro» a chi, nei nuovi lockdown, perderà i propri profitti; Confindustria difende gli interessi padronali come ha fatto a marzo, condannando lavoratrici e lavoratori a sacrificare la salute per un salario. noi vogliamo la ridistribuzione della ricchezza che produciamo. Il governo italiano prepara un Recovery Plan per nascondere lo sfruttamento del lavoro delle donne e il loro impoverimento con la retorica dell’autoimprenditorialità; è in cantiere un Family Act che rafforzerà la famiglia patriarcale che opprime le donne e chi non si conforma ai suoi ruoli. Tutto quello che noi viviamo, tutto quello contro cui lottiamo rischia di essere oscurato dal governo della pandemia e dalla ristrutturazione della società.
Il 25 e il 28 novembre ci mobilitiamo perchè abbiamo un Piano femminista e transfemminista contro la violenza patriarcale e pandemica. Saremo nelle piazze di molte città italiane, saremo on line e off line, con azioni, presidi e flashmob perché la posta in gioco non è soltanto la gestione dell’emergenza, ma la riorganizzazione della società che ci aspetta dopo la pandemia.
Pretendiamo che le risorse del Recovery Fund vadano a finanziare sanità e scuola pubbliche, a garantire un reddito per l’autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare veramente universale e non familistico, per liberare le donne dal carico esclusivo del lavoro di cura. Lottiamo per un permesso di soggiorno europeo slegato dalla famiglia e dal lavoro. Lottiamo per le risorse ai centri anti-violenza femministi e per le case rifugio, aperti alle donne e alle persone lgbtqia+ che intraprendeono percorsi di fuoriuscita dalla violenza, lottiamo per un nuovo piano antiviolenza che metta al centro autonomia e autodeterminazione.
Lottiamo per sostenere tutte quelle pratiche di solidarietà e mutualismo che offrono una via di uscita alla violenza e all’impoverimento. Lottiamo in connessione solidale con il Transgender day of Remembrance del 20 novembre. Lottiamo perché non accettiamo un sistema di produzione industriale e alimentare che abusa dei corpi e dei territori, li sfrutta e distrugge in nome del profitto.
Lottiamo per sostenere tutte quelle pratiche di solidarietà e mutualismo che offrono una via di uscita alla violenza e all’impoverimento. Lottiamo in connessione solidale con il Transgender day of Remembrance del 20 novembre. Lottiamo perché non accettiamo un sistema di produzione industriale e alimentare che abusa dei corpi e dei territori, li sfrutta e distrugge in nome del profitto.
Questo è il Piano che noi vogliamo far vivere nelle piazze del 25 e del 28 novembre, insieme alle donne e alle soggettività dissidenti che in tutto il mondo stanno lottando. Sono queste lotte che hanno dimostrato, nel corso della pandemia, che il nostro lavoro è «essenziale». Questo è il senso vivo dello sciopero femminista e transfemminista transnazionale. Non vogliamo essere solo una statistica sulle “nuove povertà”; non siamo «angeli», non siamo «eroine». Se abbiamo una missione non è quella di accudire una società che ci opprime e ci sfrutta, ma di trasformarla radicalmente.
Il 25 e il 28 novembre, contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, facciamo risuonare un grido altissimo e feroce: Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!
Il 25 e il 28 novembre, contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, facciamo risuonare un grido altissimo e feroce: Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!
In occasione di questa giornata vi invitiamo al Flashmob davanti al tribunale alle 15:00.
Rispettando il distanziamento e munit* di mascherine ognun* di noi con i nostri corpi e le nostre voci invaderemo le strade.
Se vuoi contribuire anche tu prepara un intervento di max 2 minuti spiegando cosa significa per te la violenza patriarcale.
Ci vediamo in piazza!
Rispettando il distanziamento e munit* di mascherine ognun* di noi con i nostri corpi e le nostre voci invaderemo le strade.
Se vuoi contribuire anche tu prepara un intervento di max 2 minuti spiegando cosa significa per te la violenza patriarcale.
Ci vediamo in piazza!
Per segnalazioni, contributi, comunicati stampa scrivere a pressenza.redazionepalermo@gmail.com
fonte: Pressenza.com
fonte: Pressenza.com