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COMMONERS VOICES

Bozza di manifesto per i diritti del mutualismo

Manifesto mutualismo

In vista dell'incontro europeo delle fabbriche recuperate e delle realtà mutualistiche, che si terrà a RiMaflow tra il 12 e il 14 aprile prossimi, vi proponiamo, in italiano e in inglese, un testo sul mutualismo conflittuale la cui stesura è stata condivisa tra tutte le realtà che hanno desiderato partecipare. L'ambizione è che questo manifesto diventi concretamente uno strumento di mobilitazione plurale ma comune con cui affrontare le sfide della nuova fase. (Il gruppo di lavoro del convegno)

1. Come proposto al convegno tenutosi a Scup il 7 e 8 aprile, il nostro obiettivo era quello di aprire un confronto ampio sulle esperienze di autogestione e sugli statuti dei beni comuni e degli usi civici, con l’obiettivo di avviare un percorso di scrittura collettiva e creare una sorta di “manifesto del mutualismo e dell’autogestione”. A muoverci è la determinazione a rivendicare il diritto all’esistenza e allo sviluppo di esperienze, imprese, attività autogestite, mutualistiche e cooperative, con mezzi che si accordino con le leggi esistenti, ma che siano anche in grado di traguardarle e di alludere a codificazioni giuridiche più avanzate. A partire dai riferimenti alla Costituzione e alla definizione di codificazioni che sono state già elaborate a livello locale come nella Dichiarazione di uso civico di Mondeggi Bene Comune.

2. La condizione preliminare per recuperare credibilità a un progetto di trasformazione sociale è il “fare da sé”, agire da sé. Questo è il punto di partenza della nostra concezione del mutualismo e delle nostre pratiche come risorsa per resistere e contrapporsi a una gestione del pianeta dominata dal mercato, dal capitale, dalla logica dello sfruttamento, della rapina delle risorse comuni, della violenza patriarcale sulle donne. Fare da sé significa soprattutto ridare senso pratico alla solidarietà, parola immaginata come concetto forte, figlio di un pensiero forte. Come scrive Stefano Rodotà “la solidarietà come concetto strutturato implica una nuova rappresentazione del legame tra sociale e politico”.

3. Ma il nostro mutualismo non è soltanto solidale tra le figure sociali che si associano, vuole conquistare diritti, rivendicare bisogni, scommettere sul nuovo che ancora non c’è. E’ un mutualismo conflittuale che non accetta la dimensione di lenitivo della sofferenza sociale. In particolare non si associa a un processo di smantellamento dello stato sociale, non diventa ancella interessata alla sussidiarietà o alla dilatazione del Terzo settore con il suo corollario di sanità e previdenza nelle mani dei privati. Si propone come antidoto a quel processo e come strumento per rafforzare forme inedite di servizio pubblico garantito a tutti e tutte e gestibile da tutti e tutte. Propone, cioè, una costituzione della società in forme e contenuti nuovi. Il mutualismo conflittuale mentre esiste rivendica già il nuovo. Esprime una solidarietà “contro” lo stato di cose presente per allargare il campo dei diritti sociali, le garanzie pubbliche, servizi, diritti, spazi, ma esige anche una solidarietà “per”, fatta di risposte immediate a bisogni immediati.

4. Il mutualismo conflittuale si propone quindi anche come strumento di mobilitazione, di organizzazione, progetta vertenze, aspira a ottenere obiettivi. Lavoro, reddito, terra, diritti sociali certi ed esigibili, praticati per poter essere codificati in conquiste durature. Gli strumenti del mutualismo sono strumenti di autorganizzazione per obiettivi più ampi e generali. Per queste ragioni un progetto di mutualismo ha un programma generale, non si limita alla filantropia che si incunea nei vuoti prodotti dal processo di accumulazione capitalistica. Rivendica un salario minimo legale per salvaguardare la dignità del lavoro, in particolare per le donne. Rivendica un reddito di base anche per favorire esperienze di cooperazione produttiva e quindi garantirsi spazi di società alternativi. Rivendica il diritto a un nuovo welfare, comune, autogovernato, modellato sui nuovi bisogni sociali, aperto e inclusivo, capillare e diffuso. Non si pone come ipotesi a metà strada tra il pubblico e il privato ma punta a scompaginare le asfittiche strutture esistenti, per costruire un nuovo modello. Rivendica il proprio carattere multietnico e multiculturale, fondato sulla libera circolazione e sulla cittadinanza universale. Rivendica il suo essere femminista perché anche perché riconosce il valore del lavoro femminile e se interviene nel campo della riproduzione sociale lo fa per rivendicare diritti universali e, soprattutto, afferma una morale e una solidarietà in grado di scacciare il patriarcato e la violenza, di qualsiasi tipo, sulle donne. E totalmente ecologista e si batte per una definizione giuridica dei beni comuni da sottrarre alla logica del mercato e destinare a una gestione autogovernata e partecipata.

5. Il mutuo soccorso è la forma che vogliamo dare alla solidarietà politica e sociale , un principio che continuamente ci ricorda l’irriducibilità del mondo alla sola dimensione del mercato. E permette un importante processo di soggettivazione politica che, per essere ricostituivo di connessioni durature, ha bisogno dell’associarsi, del coordinamento delle idee e delle esperienze, della pratica comune, della solidarietà, della vertenza e del conflitto, della riflessione su forme alternative di società, preso atto del fallimento dei tentativi passati di assalto al cielo. Una riflessione pluralistica, senza ricette precostituite e che si avvale delle migliori esperienze politiche, culturali, sociali.

6. Il mutualismo che intendiamo costruire si propone come un’altra istituzione, un altro possibile potere, non già per rinchiudersi nei propri territori, ma per sfidare i poteri esistenti. E, inevitabilmente, entra in conflitto con questi. Un conflitto che non può che essere di natura politica e complessiva. Le nuove istituzioni aspirano a una “costituzione sociale” fatta di associazioni sindacali, camere del lavoro (autogestito), cooperative, società mutualistiche, il cui obiettivo è modificare l’assetto sociale esistente e i rapporti di produzione che lo regolano. Jean Jaurès ricordava che la cooperativa «è un mezzo per dimostrare i vantaggi del socialismo». Le forme di associazione, di cooperazione, di mutualità, non sono strumenti di gestione economica e di regolamentazione sociale, non puntano a rappresentare un mercato alternativo, ma un'alternativa al mercato con l’obiettivo di istituzioni completamente politiche.

7. Anche per questo il mutualismo ha bisogno di pensiero, cultura, intelligenza politica, Le “società operaie” del xxi secolo avranno bisogno di costruire i propri centri studi, le proprie biblioteche, le proprie università o scuole di formazione, perché solo in questo modo l’esperienza mutualistica e le varie forme di associazionismo possono contribuire alla formazione di una propria coscienza adeguata alle sfide per la trasformazione sociale. ll percorso di soggettivazione crea i propri strumenti di analisi, riflessione e discussione che possono formarsi all’interno e in stretta connessione con le strutture associative e di mutualismo, gli strumenti di solidarietà. La dimensione sociale e quella politica stanno quindi insieme in strumenti che pensano mentre fanno, e fanno ciò che pensano.

8. Il mutualismo è autogestione, cooperazione, mutuo soccorso, solidarietà, conflitto, costruzione di un nuovo mondo. Nel suo agire concreto lo schema che ci sembra più utile è quello che Pino Ferraris definiva “a insediamento multiplo”, sinergia tra pratiche sociali differenti, soggettività diverse connesse in una rete mutualistica. Una cooperativa in grado di recuperare una fabbrica e produrre lavoro e reddito; l'occupazione di una terra non solo per garantire una produzione agroecologica, nel segno della garanzia partecipata e della sovranità alimentare, ma anche per affermare la pratica degli usi civici contro la proprietà improduttiva; forme di precarietà permanente, temporary workers, che si associano a tutela di diritti, per esperire forme di mutualismo – difesa legale, casse di mutuo soccorso – e rivendicare reddito; nuove e inedite Camere del lavoro autogestito in cui costruire esperienze di lavoro cooperativo e far convergere strumenti di resistenza; “cliniche” e sportelli legali per precari ma soprattutto per lavoro migrante in cerca di tutela e organizzazione; strumenti di valorizzazione del lavoro delle donne, consultorie autogestite. Non ci serve un “partito del mutualismo” ma una pratica democratica e diffusa in grado di mettersi in rete.

9. Anche l’azione sindacale quotidiana, nei processi di contrattazione collettiva, può relazionarsi positivamente con l’economia sociale e cooperativistica. Il mutualismo consente di dare nuova credibilità a strumenti di associazionismo sindacale anche elementare, tramite casse di mutuo soccorso, nuove Camere del lavoro in cui non limitarsi all’assistenza vertenziale come oggi, ma pensandole come luoghi ricchi di socialità e produttori concreti di solidarietà positiva.

10. Alcuni obiettivi: 

a. Riconoscimento giuridico-istituzionale. Pensiamo che occorra battersi per una legislazione del tutto innovativa che riconosca in forme diverse da quelle storicamente determinate, e che hanno creato mostruosità giuridico-economiche, la cooperazione sociale. In questa direzione una possibile soluzione consiste in un’interpretazione estensiva degli usi civici, garantendo, la fruibilità,l’inclusività, l’imparzialità, l’accessibilità e l’autogoverno, del bene comune da conservare per le generazioni future e la comunità di riferimento.

b. Ai fini di una piena attuazione del principio degli usi civici occorre una legge sui beni comuni che recuperando le intuizioni della Commissione Rodotà, ma ampliandole e integrandole con le esperienze più recenti, emerse da pratiche di autogestione, per una concezione del bene comune come espressione di utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona, informato al principio della salvaguardia intergenerazionale di tali utilità” e correlato a una pratica democratica e partecipazione di gestione del bene stesso.

c. Una pratica di cooperazione sociale ha bisogno di strumenti organizzativi efficaci e in grado di realizzare gli obiettivi mutualistici. Per questo vogliamo lavorare per una Economia della sostenibilità attraverso forme di logistica solidale, sistemi di credito autogestito, banche del tempo, campagne di smascheramento delle economie di mercato, esperienze esemplari e fortemente simboliche. Tali sono, ad esempio, quelle rappresentate da forme di lavoro migrante regolare in grado di rompere i ricatti del caporalato. Forme analoghe potrebbero essere trovate, ad esempio, con una rete di “riders solidali” collegati da una relazione mutualistica con i produttori di prodotti agricoli da consegnare porta a porta nelle grandi città.

d. Vogliamo costruire una filiera del valore con la certificazione partecipata della produzione etica (di cibo e non solo), campagne territoriali e nazionali contro la Grande distribuzione organizzata, instaurando un collegamento diretto con i lavoratori e le lavoratrici di quelle realtà.

e. Vogliamo realizzare forme cooperative e autogestite di studio collettivo attraverso scuole di autogestione, scuole popolari, centri studi.

f. Un obiettivo fondamentale è rappresentato dalla creazione di una effettiva Cassa di mutuo soccorso, sulla base di esperienze già presenti, ad esempio in Fuorimercato e in Non una di meno, tramite la partecipazione democratica e volontaria sia del finanziamento che della presa di decisione della distribuzione delle risorse. Il finanziamento, in particolare, può avvenire tramite contributo individuale, contributo di realtà collettivo-associative, autoproduzioni, campagne specifiche. L’utilizzo della cassa è diretto al supporto di scioperi, mobilitazioni, distacchi per lavoro specifico nella filiera mutualistica, aiuto a bisogni specifici.

g. Sulla base dei principi esposti il mutualismo costituisce la linfa anche di un moderno associazionismo sindacale a “insediamento multiplo”. Per questo vorremmo costruire una rete degli sportelli di assistenza legale e delle offerte formative ai fini del lavoro sindacale, condividere pratiche di formazione, approntare strumenti comunicativi (app, blog), manuali di “autodifesa” con vademecum dei diritti, costruzione di moderne Camere del lavoro, autogestito e non in cui costruire coordinamento e sostegno alla cooperazione sociale e luoghi di rivendicazione per diritti negati. Il mutualismo sindacale vive in una gamma di obiettivi, come il salario minimo, il reddito di base, la riduzione dell’orario di lavoro, diritti per i migranti, riduzione del gender gap, e in una pratica comune che può essere riassunta in “Adotta una lotta”, per rompere l’isolamento e favorire l’agire

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