C’è una buona notizia per le esperienze autogestite che operano sul territorio italiano creando reti di welfare dal basso. Con una sentenza storica, qualche giorno fa i giudici della Cassazione hanno dato ragione al centro sociale Tempo Rosso di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, che aveva presentato ricorso contro la decisione di sgombero della procura di Santa Maria Capua Vetere.
Il tema è di particolare interesse per tutti coloro che agiscono in una situazione di “illegalità” formale e di non riconoscimento delle molteplici attività sociali avviate, pur capaci di generare ricadute estremamente positive per i contesti nei quali sono inserite. Sappiamo bene come le asimmetrie e le gerarchie su cui si fonda il mondo contemporaneo facciano prevalere il diritto di proprietà sulla difesa di diritti come l’abitare, l’istruzione, la salute, la cultura, l’emancipazione dall’emarginazione sociale.
Gli animatori nell’ex macello comunale di Pignataro Maggiore sono da venti anni impegnati nella lotta all’inquinamento nella cosiddetta “terra dei fuochi” nel casertano, la più grande discarica abusiva d’Europa. I giudici hanno detto no allo sgombero di un edifico pubblico diventato sede di iniziative di grande utilità sociale con l’acquiescenza del proprietario dell’immobile (il comune) ingenerando il convincimento” della “legittimità dell’occupazione”, anche “attraverso atti positivi come il pagamento dell’utenza relativa al consumo di energia elettrica”.
Voglio dunque segnalare a tutte e tutti la decisione della Cassazione perché penso possa segnare una svolta nelle politiche applicate contro quelle realtà sociali che, recuperando edifici dismessi, abbandonati e inutili, li rivitalizzano e danno vita ad attività di estrema importanza sociale. Questa sentenza può aprire forse uno spiraglio per un miglioramento dei rapporti tra tali esperienze e le istituzioni.